VIVA LA CONTROTENDENZA: RITORNO AL CINEMA!

Era una di quelle sere così, durante le vacanze di Natale. Quelle sere in cui hai vagato insoddisfatto per la casa, finendo inevitabilmente sul divano con un telecomando in mano. Clic, clic, clic. Niente. Nessuna ispirazione. Perché per guardare un film ci vuole la giusta predisposizione d’animo: non esiste – almeno per la sottoscritta – che se hai litigato col mondo intero ti metti pure a guardare un film d’azione in cui si prendono a coltellate; o che se sei in una di quelle giornate con la lacrima in mano ti vai a sciroppare il sentimentale. E intanto balenava l’idea: e se andassimo al cinema? Dai, forza, ce la facciamo per l’ultimo spettacolo!“Ciao, ti saluto, vado con mia mamma al cinema!” sento dire dal più piccolo ad un amico al telefono. Finalmente. Soli io e lui. E mentre sfidiamo l’aria pungente della notte verso la nostra meta, ragiono sul fatto che saranno decenni che non vado al cinema. Anni Ottanta/Novanta, suppergiù. Fosse stato per me, le sale cinematografiche avrebbero potuto chiudere i battenti. E riaprire oggi. Nel frattempo c’è stata l’evoluzione delle multisale; e mentre cerco di capire dove andare per trovare il nostro film – tra le prese in giro di mio figlio che non mi risparmia un bel: “Ma da quanto non vai al cinema, mamma?” pronunciato chiaro e scandito, in modo che tutti possano sentire - mi rendo veramente conto di muovermi in maniera piuttosto impacciata. Trovata la fila e la coppia di poltroncine corrispondenti ai numeri contrassegnati sui biglietti, ci accomodiamo in attesa dell’inizio. Lo schermo gigante fa un certo effetto, non c’è che dire; per non parlare dell’audio, che rende [quasi] tollerabile anche uno spot pubblicitario. Mi guardo un po’ in giro e noto che la sala è piena per metà. O mezza vuota, a seconda di come si voglia vedere proverbialmente la quantità di liquido nel bicchiere. Certo i dati recenti sui numeri degli spettatori al cinema sono piuttosto sconfortanti, per non dire catastrofici, fatta eccezione per i cinepanettoni. “Colpa di Checco Zalone”, si legge sul web, riferendosi chiaramente al recente fenomeno cinematografico che sotto l’albero quest’anno non si è fatto vedere. I suoi film avevano creato (anzi, ricreato) le file ai botteghini – come si dice in gergo – rilanciando e rivalutando temporaneamente un settore in crisi. Indicatore importante, questo. Significa infatti che la gente non si è del tutto disamorata del cinema; solo che ci va se c’è qualcosa che piace. Perché le alternative ci sono. Eccome. A cominciare dai prezzi tutto sommato abbordabilissimi di televisori ed affini. Chi non ha dato almeno una sbirciata al piano offerte dei grandi store? Piatti, ultrapiatti, curvi, 3D, SMART, LED e chissà quali altre sigle tecnologiche. Insomma televisori con cui puoi fare tutto: ascoltare musica, collegarti ad Internet, mandare una mail. Tanto per fare qualche esempio. Tra gli optional, vanno fortissimo le casse da collegare all’apparecchio, di grande effetto e design: spesso lunghe e rettangolari, si posizionano a fianco o sul davanti per creare l’atmosfera acustica del cinema. Di recente ho visto in vendita anche fasci di luce posteriori, per arricchire la visione e creare un risultato sorprendentemente psichedelico. E poi? Vogliamo forse non parlare degli abbonamenti satellitari e delle card? Tutto in diretta, sport come dal vivo, film di ultima uscita da fermare/stoppare/riprendere/rivedere. A un tot di euro al mese. Ormai anche i DVD sono diventati anacronistici. E nei negozi che li mettono in vendita i prezzi sono quasi ridicoli. Me ne sono resa conto a scuola. Volevo far vedere un documentario storico e, accortami di aver lasciato il disco a casa, comunicavo ai ragazzi un cambio di programma. Ma il tecnologico della classe – che fino a poco tempo fa era statisticamente uno, adesso sono sempre di più - in poche cliccate lo cercava su youtube e lo proiettava sulla LIM (Lavagna Interattiva Multimediale) per la gioia di tutti i presenti. Insomma, con tutta questa tecnologia a portata di mano, chi si muove più di casa?! Un numero irrisorio di pochi appassionati. Eppure, consapevole di essere in controtendenza, scaglio una freccia a favore della grande sala. Intanto sono qui e tengo per mano mio figlio che finalmente ha spento il telefono ed è concentrato sul film. Che non è cosa di poco conto. E poi l’aspetto goloso e divertente, come tralasciarlo? Un secchio di pop corn in due, che riusciamo miracolosamente a finire nelle due ore di proiezione. E il film? Bello ma non bellissimo, ma siamo comunque soddisfatti. All’uscita, tutti un po’ spaesati per le luci abbaglianti, usciamo nella notte ormai fonda. E nei passi che ci dividono da casa, commentiamo le scene migliori, ricordiamo quella battuta lì, discutiamo su quel passaggio un po’ noioso e su quello che non dimenticheremo forse mai. O forse sì. E ci facciamo una promessa: ogni tanto si va al cinema.